Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi

Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi
Paolo Nori / Nicola Borghesi

in occasione del 25 aprile

Se mi dicono da vestirmi di italiano non so come vestirmi è uno spettacolo che, già a partire dal titolo, esprime il proprio intento, che è quello di provare a porsi, e a porre a tutti noi, delle domande rispetto alla nostra identità di italiani oggi. Al centro di queste domande, talvolta ironiche e leggere, talvolta più profonde, sta un tema irrisolto e forse irrisolvibile: quello racchiuso nel concetto di patria.

La parola patria, oltre a qualificare un’istituto di vigilanza armata come ci viene ricordato ironicamente da Nori e Borghesi nel corso dello spettacolo, è un oggetto che non sappiamo bene come trattare, forse perché storicamente ne è stato fatto un uso ambiguo. Un uso che la pone in bilico oggi tra istanze positive – come il riconoscersi all’interno di un sistema di valori democratici condivisi – e pulsioni più oscure, dietro le quali intravediamo istinti nazionalisti e rivendicazioni di un primatismo per gli italiani, in chiave anti migratoria.

Se possiamo dire patrioti, partigiani come Giordano Cavestro – di cui Paolo Nori nello spettacolo riporta le ultime parole, luminose e potentissime – non possiamo non pensare all’abuso dell’appellativo patriota che viene fatto da una certa cultura di derivazione fascista, ancora fortemente presente nel nostro paese.

Proporre questo spettacolo in occasione di questo 25 aprile del 2022, significa interrogarci tutti assieme sull’identità di questa nostra Italia, edificata sui valori scaturiti dalla resistenza e poi fissati dalla Costituzione. Significa chiederci dove riconosciamo la nostra patria oggi, senza pretendere di trovare una risposta. Questo in un momento storico nel quale – con la guerra in Ucraina vicina a noi – i concetti di patria e di patriota, di nazione e di nazionalismo, le lotte per la libertà e l’autodeterminazione si sono rimessi in evidenza in tutta la loro importanza.

Cosa vuol dire, essere italiani? Avere lo zaino Invicta? Parlare male le lingue straniere? Gesticolare? Cantare canzoni d’amore? Mangiare la pasta al dente? Non pagare le tasse? Essere eleganti? Portare gli occhiali scuri anche di notte? Applaudire all’atterraggio dell’aereo? Nicola Borghesi e Paolo Nori se lo sono chiesti e hanno scritto questo spettacolo che li ha portati a indagare la questione sia nei luoghi istituzionali, come l’ufficio immigrazione della questura, in rete e per le strade della città di Bologna, “che, se non ci fosse Parma, sarebbe la città più bella dell’Emilia“.

La loro ricerca, e la loro inclinazione alle divagazioni, li hanno portati a parlare di calcio, di famiglia, di capperi, di moda, di Albert Camus, di Alessandro Manzoni e della periferia Nord di Foggia e li hanno condotti a un’altra domanda, «Cos’è la patria», che è una domanda alla quale, alla fine dello spettacolo, si dà un’altra risposta oltre a quella, corretta: «Un’agenzia di vigilanza armata».

Se mi dicono di vestirmi da italiano non so come vestirmi
 è uno spettacolo in cui la forma della lettura si unisce a quella dell’interazione con il pubblico, del dialogo, dell’improvvisazione e del teatro propriamente detto, qualunque cosa questo voglia dire.

uno spettacolo di e con Paolo Nori e Nicola Borghesi
un incontro suggerito da Elena Di Gioia
luci e audio Alessandro Amato
organizzazione Alessandra Babbone
foto Paolo Cortesi
produzione Liberty (2019)
in collaborazione con Stagione Agorà e Unione Reno Galliera

Quando
domenica 24 aprile
ore 18.00

Dove
Teatro Sociale Gualtieri

Durata
80 minuti

Biglietteria / Prenotazioni
Intero > 14 €
Ridotto under 30 > 8 €
Ridotto under 14 > 4 €
Vai alla Biglietteria

Disposizioni anti Covid
L’accesso allo spettacolo è consentito solo con mascherina FFP2 e Green Pass rafforzato (decreto-legge 24 marzo 2022, n.24)

Nel programma di
Stagione 2022
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