Recensione La sorella di Gesucristo | anteprima DU30

La sorella di Gesucristo: una donna spaccata in due in guerra per il proprio riscatto

Come si presenta la violenza psicologica nella società di oggi? Questa domanda sembra porsi Oscar De Summa nell’ultimo capitolo della sua Trilogia della Provincia, presentato come anteprima della terza edizione di Direction Under 30. Quella sessuale si veste di abiti strappati, ha l’odore pungente di sperma, si sporca di sangue, si tinge di lividi sulla pelle. Basta guardare il corpo furente di Maria, che si presenta agli occhi di tutto il paese in tutta la sua “peccaminosa” bellezza, per capire cosa significa subire una violenza fisica. Ma non sono violente anche le parole di chi colpevolizza la vittima di essere carnefice di se stessa, di chi di per sé vede nella donna un’entità da sottomettere? Sorge la domanda e non pretendiamo una risposta, fino a quando Maria non si trova di fronte alla scelta che la farà diventare donna. Una scelta che nasce da un percorso di crescita che si sviluppa, metaforicamente e fisicamente, durante tutto il racconto. Maria, conosciuta per essere la sorella di Simone detto Gesucristo e per questo privata di una sua personalità, è entrata in possesso di una pistola e, nel percorrere a piedi tutto il paese, ha come unico obiettivo vendicarsi dell’uomo che l’ha derubata del proprio corpo. È una protagonista sorda e muta, giacché non sente i consigli di nessuno e non dà voce ai suoi pensieri: è lasciato ai compaesani il ruolo di parlare per/di lei. Le parole vengono accompagnate da una colonna sonora anni ’80, che ricorda quella di Stasera sono in vena, a voler confermare la prosecuzione di una narrazione che parte da Diario di provincia e si conclude con La sorella di Gesucristo. Alla potenza della musica si aggiungono i fumetti, proiettati tra i palchetti del Teatro Sociale di Gualtieri nei momenti in cui c’è bisogno che la vista prenda il sopravvento, che ci assalga per rimanere impressa nella memoria. Un simbolo diventa così parte di un tutto, che ripete, ritorna, smuove gli animi e rende l’arte immortale.

Sara Bonci, 25 anni, Arezzo