Recensione: “Apocalisse tascabile”

Sembrava venuto il tempo dell’apocalisse

apocalisse (o apocalissi) s. f. [dal lat. apocalypsis, gr. ἀποκάλυψις «rivelazione»]. – 1. Titolo o designazione di scritti, canonici o apocrifi, contenenti rivelazioni relative ai destini ultimi dell’umanità e del mondo. Il libro che ha questo titolo, accolto nel canone del Nuovo Testamento, attribuito tradizionalmente a s. Giovanni Evangelista. 2. fig. Come termine di riferimento o di confronto, catastrofe, rovina totale, fine del mondo […].

La condizione dei giovani è quella della catastrofe. Disoccupazione, instabilità relazionale, impossibilità di emanciparsi, disincanto nei confronti della meritocrazia. La nostra generazione vive nel peggior mondo possibile, dove le possibilità di manovra sono poche e limitate. Durante la quarantena il filosofo Bifo scriveva su NOT che la catastrofe è la svolta oltre la quale si vede un altro panorama. La possibilità di pensare al di là del realismo capitalista – quasi digerirlo: 1. Convertire gli alimenti in sostanze atte a nutrire l’organismo, 2. Riuscire a superare, a liberarsi di qualcosapuò partire da un evento traumatico che porta alla consapevolezza critica di meccanismi sistemici. Aprire il vaso di pandora è un’operazione che richiede coraggio e forza di volontà, comprendere l’impossibilità diventa il primo passo per l’azione.

Apocalisse Tascabile è il primo spettacolo della giovanissima compagnia Fettarappa Sandri/Guerrieri, 70 minuti in cui i performer si rivolgono direttamente alla platea, in un asfissiante flusso di slogan pubblicitari – Svizzero? No, Novi, Cosa vuoi di più dalla vita? Un Lucano – che lasciano pochissimi momenti di respiro. Sulla scena pochi oggetti e nessuna scenografia: un carrello della spesa dai colori fluo, alcuni pupazzi, una maschera da mare e un paio di pinne. Gli attori si muovono nello spazio spoglio evocando situazioni e immaginari, non rivolgono quasi mai le spalle al pubblico, l’azione è data dalla drammaturgia che si sviluppa orizzontalmente attraverso un flusso continuo.

La drammaturgia di Niccolò Fettarappa Sandri indaga i meccanismi sistemici alla base del consumo capitalista: guadagnare per spendere, spendere per guadagnare in un cerchio continuo che sembra impossibile da interrompere. Roma diventa palcoscenico di queste dinamiche: i centri commerciali costruiti ai margini della periferia sono gli unici luoghi dove è possibile andare e fare qualcosa, i consumatori in queste gabbie di cemento diventano merce. Pesci congelati, fidelizzati ai banchi del Simply, cultori della tessera Fidelity.

L’apocalisse viene annunciata, Piccolo Fetta – il nome di Niccolò viene storpiato e semplificato per riuscire a essere più splendibile per il mercato del lavoro – è il profeta designato, deve portare la notizia all’umanità. Ma l’apocalisse è già avvenuta: i meccanismi che regolano la realtà sono quelli della fine del mondo, tascabili come i libri Feltrinelli. In greco Apocalisse significa rivelazione (ἀποκάλυψις), per Fettarappa Sandri/Guerrieri è resistenza, interpretazione che hanno tratto dalla lettura dell’apocalisse di Giovanni – indirizzata alle sette chiese dell’Asia Minore con lo scopo di incoraggiare i fedeli a resistere alle persecuzioni romane. L’accento viene posto non sulla passività dell’atto ma sulle possibilità d’azione, come recita il vocabolario Google resistenza è attitudine a contrastare efficacemente il prodursi di determinati effetti.

Lo spettacolo instaura un rapporto consapevole e allineato con la contemporaneità. Il linguaggio, semplice ma efficace, parla alle nuove generazioni trattando in modo ironico problemi complessi e spesso insormontabili, anche se la drammaturgia avrebbe bisogno di essere asciugata in alcune parti più cabarettistiche che rischiano di depotenziare i momenti più poetici. L’unione della scrittura testuale e di quella scenica potrebbe essere il giusto passaggio per arrivare a una sintesi più complessa. Nonostante queste acerbità normali per l’opera prima di due giovanissimi (Fettarappa Sandri ha 23 anni, Guerrieri 29), l’esordio è sorprendente, le idee e lo sguardo sono chiari e ora non resta che ampliarli.

Francesca Lombardi

 

Visto al Teatro Sociale di Gualtieri il 29.08.2020