Recensione: “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza”

Già a partire dal titolo, La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza della compagnia Les Moustaches sembra voler rimandare al mondo della favola, di cui riprende la simbologia evidente, la struttura semplice e rigorosa della storia, il manicheismo nei caratteri dei personaggi. Immerso in una campagna imprecisata, Ciccio Speranza (Francesco Giordana) coltiva il sogno di diventare un ballerino. Da sempre la grettezza del fratello (Antonio Orlando) e il dispotismo del padre (Giacomo Bottoni) lo costringono a soffocare questa sua inclinazione artistica per dedicarsi più o meno docilmente ai lavori della fattoria, uniformandosi al ruolo di supremo mungitore di mucche che la famiglia ha disegnato per lui. L’emersione improrogabile di questo desiderio porta a una definitiva interruzione dell’armonia del trio, in passato già pesantemente compromessa dalla perdita della madre, ma viene presto smorzata e infine estinta dall’ingiunzione a non sperare e a non uscire dal seminato imposta dal padre.

Il pastiche linguistico utilizzato dai tre personaggi è la componente più interessante dell’intero spettacolo: su una base sintattica che resta pressappoco quella dell’italiano, a livello morfologico e lessicale vengono riuniti lingue e dialetti distanti fra loro (si riescono a riconoscere, per esempio, prestiti dalla lingua spagnola e dal dialetto marchigiano) per tratteggiare una campagna slegata da ogni riferimento geografico e temporale, proiettata nell’universo ideale e pietrificato della fiaba. Questa volontà di sollevare la vicenda dalla realtà contingente è forse anche il motivo alla base dell’utilizzo sfacciato e retorico di alcuni stereotipi sociali e culturali che riguardano la violenza bruta dei contadini, il rapporto perverso con gli animali che allevano, un credo che lega assieme gli elementi più retrivi e superstiziosi della religione cattolica, un odio e una diffidenza ciechi verso tutto ciò che proviene dalla città. Nel suo rifiuto ad allinearsi a questo mondo contadino, Ciccio stesso viene inserito all’interno di uno stereotipo: il ragazzotto semplice, sensibile, inadatto a un contesto patriarcale e machista, che per reazione abbraccia il mondo della danza, femminilizzandosi. Ed è proprio qui che si manifesta il punto debole dello spettacolo: anziché opporsi all’appiattimento messo in atto dalla famiglia, proponendo una complessità non per forza trionfante sul mediocre orizzonte rappresentato, ma almeno alternativa ad esso, Ciccio indossa un tutù rosa sin dall’inizio dello spettacolo e, nei suoi momenti di intimità, accenna una danza dalle movenze smaccatamente femminili, evocando così un ulteriore stereotipo culturale senza possibilità di evasione, critica o rottura.

Lo spettacolo, dunque, difetta su un livello che è prima di tutto estetico e in secondo luogo politico, uniformandosi sia nella sua tesi che nella sua antitesi al paradigma retorico e culturale che intende criticare. Questo in parte mette in ombra sia l’interessante lavoro sul linguaggio – tuttavia utile solo a caratterizzare le situazioni più grottesche e non portato fino al registro intimo dei monologhi indirizzati dai tre personaggi alla moglie e alla madre – sia le soluzioni con cui la scena viene continuamente movimentata attraverso l’energia degli interpreti e l’utilizzo di elementi semplici e funzionali (un tavolo si trasforma in recinto, un sacco strappato evoca l’autunno, le cassette di legno per la raccolta degli ortaggi diventano cuscini).

Se l’intento della compagnia Les Moustaches era quella di mettere in scena un carnevale, inteso come rovesciamento – anche solo tentato – dei canoni estetici e dei meccanismi di potere ad essi legati, l’immaginario e lo sguardo che costruiscono questa rappresentazione, per il fatto di rimanere all’interno di un orizzonte convenzionale nonostante l’utilizzo di elementi assolutamente non conformi (la stessa corporatura di Giordana), riescono solo a metterci davanti a un carnevale mancato.

 

Visto al Teatro Sociale di Gualtieri il 28.08.2020